20/05/08

André Glucksmann - Elogio del relativismo.



Ho letto di recente una intervista ad André Glucksmann e a suo figlio Raphael. Insieme, il filosofo (ex nouveau philosophe) e il figlio giornalista, hanno scritto un libro: Sessantotto, dialogo tra un padre e un figlio su una stagione mai finita, edito ora anche in Italia da Piemme.

Vi si trovano, in questa intervista, considerazioni ad ampio raggio sullo stato del mondo, della crisi delle religioni, e sull’etica. Alcune vale la pena di riportarle.

Domanda: Se non esiste più una fede politica e Dio – l’ha scritto lei – l’abbiamo ucciso in questa epoca per la terza volta, dove si va ?

E’ la domanda posta a Glucksmann padre, che risponde:

“Siamo in pieno relativismo, e non è detto che sia un disastro. Infatti io farei una distinzione tra relativismo e nichilismo, cosa che non fa per esempio Benedetto XVI. Il relativismo è rinunciare a imporre a tutti un’idea di bene comune, e questo è il laicismo che ha posto fine alle guerre. Il nichilismo è la negazione dell’esistenza del male, e porta alle stragi.”

Dal canto suo, Raphael, aggiunge:

“ Siamo in una situazione simile a quella del Rinascimento: non c’è più niente dietro e niente davanti, ma questo rende il mondo molto dinamico. Internet, i blog, You Tube e My Space, tutto orizzontale, non esistono più gerarchie. Ci possono ancora essere credenti, ma non chiese. Io non ho nostalgia dei padri.”

Tutto bene, tutto chiaro. Ma qualche domanda sorge spontanea.

1. Se il relativismo è cosa buona e giusta. E quindi bisogna rinunciare a imporre un’idea di bene comune, come faremo a non negare l’esistenza del male ? Cioè come potremo definire il male, se non esiste più un’idea di bene comune ? Cos’è il male, allora: una sensazione individuale ? Anche il male è relativo ?
2. Non c’è dubbio come dice Raphael che siamo in un mondo molto dinamico. Ma tutto questo dinamismo dove sta portando ? Sta portando a una rinascita delle arti e delle culture come avvenne nel Rinascimento ? O sta invece portando a una deriva ?

3. Siamo proprio sicuri che non esistano più gerarchie ? Il fatto che nel mondo il web abbia aperto nuove frontiere e milioni di persone ne facciano uso vuol dire che non ci siano più pochi potenti – sempre di meno – o potentati che governano le cose e i gusti del mondo e determinano le gerarchie ?

sito della Piemme: www.edizpiemme.it

8 commenti:

  1. Faber, nella speranza di non aver capito fischi per fiaschi :-)
    Trovo che il relativismo comunque insufficiente per l’essere umano, è un buon sistema di mediazione ma non è carico di umanità.
    Se il relativismo è un prolungamento dell’amore verso il prossimo allora ci può stare, invece io lo percepisco come un palliativo per tollerare il prossimo e non per amarlo.
    dire:
    “Siamo in una situazione simile a quella del Rinascimento: non c’è più niente dietro e niente davanti, ma questo rende il mondo molto dinamico. Internet, i blog, You Tube e My Space, tutto orizzontale, non esistono più gerarchie”
    Non credo che questo genere di dinamismo è a dimensione di Uomo, se mai ci sta allontanando dalla interiorità dando più sfogo alla nostra estrosità e presuntuosità. Pensa che Benigni, non più di 2 giorni fa ha posto un interrogativo sul fatto che YouTube possa essere un incentivo alla maleducazione dei alunni nelle scuole.

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  2. Per quello che ricordo, il Rinascimento si proponeva il recupero della cultura classica, latina e ancor prima greca... dunque non riesco a capire bene cosa intende il signore citato quando dice 'non c'è più niente dietro e niente davanti'. In questo modo il presente (e il Rinascimento?)sembrerebbe un albero senza radici e senza foglie (senza progettualità?)... cioè un tronco senza linfa e senza ossigeno.

    Per quanto riguarda la presunta orizzontalità del nostro tempo, temo che sia soltanto una pia illusione, come fanno intravedere le domande di Faber. Per portare solo un esempio, la globalizzazione, al di là delle sue pretese di omogeneità, è, a mio parere, soltanto una forma di neo-colonialismo su scala mondiale. I ricchi (quelli veri) diventano sempre di meno e sempre più ricchi, i poveri diventano sempre di più e continuano ad essere sfruttati.

    A proposito del dinamismo, non mi sembra un valore in assoluto; riprendendo le considerazioni di Adama' e di Faber, direi che se esso diventa una forza prevalentemente centrifuga, di allontanamento dal proprio centro, dal proprio sè, verso non si sa bene dove, forse produce più danni che altro.

    Buona giornata
    Magda

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  3. Adamà, non hai capito fischi per fiaschi per niente.
    Devo dirti, anzi, che mi trovo in totale sintonia con te.
    Anch'io percepisco questo relativismo spesso sbandierato come una conquista, come invece una rinuncia, una ammissione di sconfitta.
    E anche sul dinamismo di questo mondo, come lo definisce, Rapahel Gluscksmann ho moltissime perplessità.
    Anche a me sembra di percepire che internet, blog, you tube, my space, tutto questo martellare di informazioni sempre più battenti, sempre più in-gestibili da metabolizzare, stiano allontanando gli uomini dalla loro essenza, cioè dalla loro anima, rendendoli schizofrenici, ovvero divisi tra velleità e veri bisogni.

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  4. La stessa cosa mi sento di poter dire a Magda, che ringrazio per il suo contributo, molto ben ponderato.
    Anche a me il paragone con il Rinascimento mi sembra assai improprio.
    Il Rinascimento partiva, mi sembra, proprio dall'opposto di quello che dice R.G.
    Non partiva da un azzeramento di quello che c'è dietro e da un azzeramento del futuro.
    Partiva invece - ed è potuto partire - da un recupero pieno e consapevole della eredità dei grandi classici - e prima di tutto dal loro riconoscimento - e poi da una ambiziosa e sconfinata progettualità, tendente a mettere forma al futuro, a dare ad esso connotati di armonia, di bellezza, di rispondenza ai valori universali - quelli che erano riconosciuti come tali, e che oggi sembrano smarriti.

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  6. Beh, Faber, nel relativismo non vi sono dogmi. E questo è il suo dogma...

    :-)

    Come nel Buddhismo occorre liberarsi da ogni desiderio. E questo è il desiderio più grande di un buddhista...

    E potremmo continuare. Ogni corrente di pensiero non-dogmatica finisce sempre a sua volta per fare un dogma delle sue convinzioni.

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  7. Ne sono convinto, Tiziano R, infatti è questo il punto.

    anche questa differenza tra nichilismo e relativismo, così come enunciata da Glucksmann, fra l'altro, mi lascia molto perplesso.

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  8. Mi pare che come le civiltà con l'andare del tempo hanno estromesso i comportamenti a rischio (Incesto, etc.) che giungevano a comprometterne l'esistenza, così accadrà anche con il relativismo. Quando ci si renderà conto che impedirà la sopravvivenza della società verrà qualificato come "tabù".

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