03/04/08

La porta - Simone Weil


Aprite la porta, dunque, e vedremo i verzieri,
Berremo la loro acqua fredda che la luna ha traversato.
Il lungo cammino arde ostile agli stranieri.
Erriamo senza sapere e non troviamo luogo.

Vogliamo vedere i fiori. Qui la sete ci sovrasta.
Sofferenti, in attesa, eccoci davanti alla porta.
Se occorre l'abbatteremo con i nostri colpi.
Incalziamo e spingiamo, ma la barriera è troppo forte.

Bisogna attendere, sfiniti, guardare invano.
Guardiamo la porta; è chiusa, intransitabile.
Vi fissiamo lo sguardo; nel tormento piangiamo;
Noi la vediamo sempre, gravati dal peso del tempo.

La porta è davanti a noi; a che serve desiderare ?
Meglio sarebbe andare senza più speranza.
Non entreremo mai. Siamo stanchi di vederla.
La porta aprendosi liberò tanto silenzio

che nessun fiore apparve, nè i verzieri;
Solo lo spazio immenso nel vuoto e nella luce
Apparve d'improvviso da parte a parte, colmò il cuore,
Lavò gli occhi quasi ciechi sotto la polvere.

Simone Weil, una delle ultime poesie, scritta tra il 1941 e il 1942.

6 commenti:

  1. questa bellissima poesia mi ha riportato alla mente quella scritta da un amico che ha subito un'esperienza drammatica di distacco, di perdita irrimediabile... trovo molti punti in comune tra le due poesie, molte intersezioni, come se le anime che patiscono grandi sofferenze potessero sentire e concepire pensieri affini anche senza conoscersi. Parole scaturite da un amore che va oltre il dolore, annullando la morte

    Porte di luce

    Dentro di noi
    le ombre del mondo non impediranno
    di volgere il nostro sguardo altrove
    verso Est
    nuove porte di luce si apriranno
    attraverso l'innocenza dell'anima

    e il canto profondo della vita
    si alzerà di nuovo
    forte e chiaro
    a illuminare l'amore dell'uomo
    che passato il tempo del dolore
    vuole tornare a vivere a sperare

    come bambini ritroveremo
    quella dolcezza infinita
    che porta profumi mai sentiti
    brezze lontane
    inviteranno a respirare
    tepori di un'aria diversa
    ricca di musica e di promesse

    e i tuoi pensieri corrono
    in ogni dove
    si adagiano sulla fantasia
    nuove armonie prendono il volo
    librate nell'alto da nuove energie
    di linfa vitale
    torneranno a risplendere
    i tuoi occhi

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  2. In effetti Magda si sentono echi molto familiari in questi versi. La Porta di Simone ha forse delle implicazioni simboliche più vaste e profonde, ma tra queste c'è anche senza alcun dubbio quella contenuta nella bellissima poesia del tuo amico.

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  3. assonanze...

    "Sorgi, o Gerusalemme, e sta' in piedi sull'altura e guarda verso oriente!" Baruch 5,5

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  4. "vogliamo vedere i fiori" ma, quando ci avvolgono la luce e il silenzio, non più giardini, ma spazio luminoso denso di pienezza che toglie ogni incrostazione al nostro sguardo stanco e offuscato da troppa polvere terrena...

    Ma c'è una Porta che non riusciamo ad aprire da soli, e che "si apre da sola" al culmine del desiderio e dell'attesa

    e la Vita ci sorprende e ci riempie al di là di ogni nostra aspettativa!

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  5. La porta che non riusciamo ad aprire da soli, Miriam, si apre, come dici giustamente tu, 'da sola', soltanto - credo - se noi lo permettiamo.

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  6. Vangelo di oggi, domenica 13 aprile:
    Ev. Giovanni 10 (1,10):
    "Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo."

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